Appuntamento numero tre nel nostro cammino alla scoperta degli Egizi, ma non solo.
Come ricorderete, come ho scritto nelle introduzioni alle lezioni precedenti, e come ripeto nelle lezioni stesse, questo volo “sulle ali di Horus” non è stato ideato, creato e offerto per conoscere l’antico Egitto in un viaggio nella cultura faraonica, che fosse fine a sé stesso. Lo scopo profondo è quello di fornire spunti per la mente, cibo per le idee, un cammino, appunto, che ci porti ad una maggior comprensione di vari fattori, di complessità sempre superiore.
E qui, arriviamo al tema della lezione, con i suoi enigmi, numerosi.
Il primo indizio su ciò di cui parlo ce lo danno titolo e sottotitolo: “Alla scoperta degli Dèi. Conversiamo di religione e religiosità egizie: un universo differente dal nostro”. Il riassunto è qui. Questo è il nocciolo della questione: “religione e religiosità”, due parole, due concetti molto diversi. La religiosità, lo sappiamo, è un sentimento attinente all’individuo, che vive secondo criteri propri quell’insieme di leggi, riti e regole connesse al sacro e che chiamiamo religione.
Ora, dobbiamo provare a pensare all’immensa difficoltà insita nel ricostruire le origini delle religioni preistoriche e, più in dettaglio, di quelle popolazioni sahariane che sono il seme da cui si sviluppò la religione egizia.
Dobbiamo concentrarci su un punto: in questo caso, gli studiosi si confrontano con l’arduo compito di ricostruire non solo un mondo scomparso di cui restano pochissime tracce, ma addirittura ciò che, anche all’epoca, era invisibile, inafferrabile: lo sfuggente universo del pensiero religioso, del metafisico.
E dunque, a questo punto, nella lezione io scrivo un titolo seguito da una domanda: “Alla scoperta degli Dèi. Ovvero: come si arriva dal ciottolo scheggiato a immaginare e venerare mondi invisibili?”. Ossia: materiale e immateriale. La lezione percorre i pazienti passi dell’esplorazione, dei ritrovamenti, della ricerca che deve trasformare pietre mute (manufatti come le amigdale, o piccole schegge) in una sorta di linguaggio che, senza troppe interpretazioni, che rischiano di scivolare in ipotesi più o meno fantasiose, ci sappia narrare la realtà dei fatti, di ciò che accadde, di quel che i manufatti esprimono concretamente di un impalpabile pensiero.
Come arrivarci? Si parte da cenni sulla struttura della neurofisiologia umana, per indagare le vie neurali del pensiero, del linguaggio, della costruzione di comunicazione e civiltà.
E a questo punto, si indagano le spinte che portano l’umanità alla ricerca di inafferrabili invisibili: le forze della natura, misteri come la vita e la morte, invenzioni della mente come il passato e il presente, che divengono dunque – per l’umanità – rispettivamente ricordo e progettazione.
Si arriva così alla strutturazione di un pensiero metafisico, di una religiosità e della religione. Ne vediamo i segni nelle prime sepolture paleolitiche, e poi, via via, nelle concezioni cosmogoniche.
Alla fine, per svuotare la mente da tutte le informazioni raccolte, che decanteranno nell’inconscio per maturare nel corso delle lezioni successive, si parte per un inizio del viaggio nel territorio, fra i monumenti e i paesaggi: così dalle sponde del Mediterraneo, con Alessandria, andiamo al Delta Orientale, con i tesori di Tanis, e al Sinai con i suoi magici luoghi, per volare sull’inizio della Valle del Nilo: l’area del Cairo, con alcuni dei suoi monumenti, e Giza, con le grandi piramidi e la necropoli del villaggio operaio, che ci parla di leggende finalmente sfatate.
Come sempre, buona visione a tutti.